Il sindaco Giuliani: «Dare un segnale sull’ambiente, spero che gli impianti possano ripartire presto»

MILANO
Le lancette di Piombino ritornano indietro all’estate del 2014,quando Jindal south west era pronta a rilevare gli asset della ex Lucchini dall’amministrazione straordinaria, ma fu sorpassata all’ultimo miglio da un player algerino, Cevital, fino a quel momento sconosciuto sui mercati. In quasi tre anni di gestione (Cevital concluse l’operazione nell’estate del 2015) gli algerini non sono stati in grado di rilanciare l’area a caldo di Piombino. Anzi, hanno praticamente arrestato l’attività di laminazione, compromettendo il mercato dell’azienda, fino a spingere il Governo e la procedura (che ha ancora compiti di sorveglianza) a chiederela rescissione per inadempienza.

La prima udienza di quello che si annnunciava come un lungo braccio di ferro era stata fissata per il 18 luglio. Ma con la firma di giovedì notte che sancisce il passaggio di proprietà degli asset della ex Lucchini da Cevital a Jsw, Piombino tira una riga sull’esperienza algerina. Ora tocca a Jindal, pronta a partire da subito: in fabbrica ieri già rimbalzava la notizia di una visita degli ingegneri indiani per definire le tempistiche di riavvio dei tre laminatoi.
Il closing ufficiale dell’operazione è però atteso fra una trentina di giorni. Lo si apprende direttamente dall’azienda indiana che, commentando l’operazione, la definisce «un’opportunità unica per mettere piede in Italia, accedendo al mercato europeo dei prodotti lunghi in acciaio speciale». L’acquisizione, nel giudizio dei vertici, «potrà costituire un punto d’appoggio per opportunità future sui mercati europei». L’analisi di Jsw evidenzia come «i laminatoi situati nelle vicinanze del porto» consentano «una integrazione logistica con gli impianti in India», situati a monte della filiera, chiamati a fornire billette e blumi che contribuiranno al riavvio della produzione di Aferpi. Confermati, inoltre, i progetti sul caldo.

«Il piano a lungo termine di Jsw steel – spiega l’azienda – è installare un forno elettrico alimentato a rottame e preridotto, competitivo sul versante dei costi e a basso impatto ambientale»per rendere il sito completamente integrato, anche se il perfezionamento dell’investimento dipenderà da studi di fattibilità tecnica e finanziaria.

La linea di Jindal è quella trapelata in questi mesi: riavviare immediatamente i laminatoi e provare a investire sull’area a caldo, con l’obiettivo di espandere, in futuro, la produzione anche nei piani. Confermate anche le indiscrezioni sul prezzo d’acquisizione: Jsw (l’operazione è stata condotta da Jindal steel Italy) ha pagato 55 milioni di euro per il 100% di Aferpi e di Piombino Logistics, rilevando anche il 69,27% di Gsi (produce sfere per il settore minerario); alla cifra bisogna aggiungere altro denaro legato alla valorizzazione del circolante, per un totale che dovrebbe arrivare a circa 90 milioni. Nei prossimi 30 giorni Jsw, che avrebbeottenuto una concessione demaniale di 50 anni sulle aree portuali, dovrà presentare il piano industriale e ottenere un’approvazione formale dai rappresentanti dei lavoratori e dalle istituzioni: l’accordo di programma e quello sindacale (Aferpi ha in carico circa 2mila persone) sono condizioni sospensive.

«C’è da trovare un accordo che metta insieme le necessità dell’azienda e del territorio» conferma il sindaco di Piombino, Massimo Giuliani, che si definisce «ottimista ma cauto. In città – spiega – c’è entusiasmo, ma si leva anche qualche voce critica, pronta a sottolineare che una firma non è sufficiente. È vero – prosegue -, alla firma c’erano arrivati anche gli algerini. Tra le due realtà, però, c’è una differenza sostanziale, in termini di vocazione siderurgica e di know how». Giuliani ricorda i contatti con gli indiani negli ultimi mesi: «sono venuti qua in municipio diverse volte, hanno chiesto informazioni sulla programmazione urbanistica. Abbiamo chiesto di accelerare le demolizioni, è fondamentale per dare un segnale sul tema ambientale e per liberare le aree in vista di nuovi insediamenti, dando subito opportunità di lavoro. Mi auguro poi che gli impianti possano ripartire già per fine estate. Al momento, però, non abbiamo vinto nulla – conclude – , ci si è solo aperto un orizzonte, fino a ieri chiuso». Cauto anche il presidente della Toscana, Enrico Rossi. «Mi chiedono se sono contento – ha scritto ieri su Facebook -. Certo, abbiamo lavorato davvero molto con Carlo Calenda. Ma io sarò veramente contento solo il giorno in cui a Piombino si tornerà a colare acciaio, come ho promesso ai lavoratori il primo maggio di diversi anni fa».

Gli fa eco Lorenzo Fusco, segretario provinciale della Uilm. «In fabbrica – spiega – c’è grande ottimismo, ma non ci stanchiamo di ripetere che occorre prudenza. Attendiamo una convocazione, aspettiamo di vedere il piano e di capire gli investimenti. Dicono che gli uomini di Jindal verranno qui a giorni: cercheremo di capire da loro le tempistiche per il riavvio delle lavorazioni». Il primo obiettivo, per il sindacato, sarà «investire sui due treni di laminazione, quello per le barre e quello per la vergella, fermi da due anni». Per Fusco è fondamentale contare su un solido piano di ammortizzatori . «Abbiamo sentito parlare di tempi lunghi – spiega -, non possiamo permettere che le professionalità che abbiamo tra la forza lavoro restino troppo tempo fuori gioco. Già oggi c’è chi non mette piede in fabbrica da 4 anni, serve un’attenta rotazione». Per quanto riguarda il mercato, infine «va riacquisito il bando di gara delle Rfi».

Matteo Meneghello
Fonte: Il Sole 24Ore