Acciaio in allarme per i limiti ai Tir
Il caso Duferco: isolata a causa di un ponte inibito ai carichi da 20 tonnellate
L’allarme di Federacciai: milioni di tonnellate viaggiano con difficoltà
L’azienda è a un passo dall’essere praticamente accerchiata, con il ponte di Borgosatollo sul fiume Garza improvvisamente chiuso al passaggio di carichi superiori alle 20 tonnellate e i Comuni vicini, infastiditi dalla riprogrammazione del flusso dei camion, tentati di decidere blocchi analoghi. Succede in provincia di Brescia. Duferco è un’azienda siderurgica con sede nel Comune di San Zeno che fornisce quasi quotidianamente molti forgiatori della Valdastico con grossi carichi (fino a 108 tonnellate) di tondoni, o che spedisce billette e blumi da fare lavorare nel laminatoio del gruppo a Pallanzeno, nel Verbano-Cusio-Ossola. «Si tratta di svariate decine di viaggi alla settimana – spiega Antonio Gozzi, leader del gruppo e past president di Federacciai -. I limiti sono la conseguenza di quello che è successo al ponte Morandi. Qui a Borgosatollo, a pochi chilometri dalla sede dell’azienda, c’è un ponte che ha sempre funzionato anche con i trasporti eccezionali fino a 108 tonnellate; improvvisamente il limite del carico è stato portato a 20 tonnellate». La misura è stata adottata dalla Provincia di Brescia: lo scorso 29 aprile e fino a revoca, in tutte le corsie di marcia sul ponte che attraversa il Garza, è stato istituito il divieto di transito ai veicoli di massa a pieno carico superiore a 20 tonnellate. Questo perchè dopo un sopralluogo «si è constatato – si legge nell’ordinanza di esecuzione – il degrado della struttura dovuto a sovraccarico ed è emersa l’esigenza di effettuare analisi approfondite delle condizioni di conservazione dell’impalcato». Duferco ora sta cercando percorsi alternativi, ma «si fa fatica – spiega Gozzi -. Queste scelte devono essere adottate a valle di precise perizie tecniche, spesso invece assenti. La conseguenza immediata è che, dovendo frazionare un camion da oltre 100 tonnellate in 4 da 30 o in 5 da 20, l’azienda deve subire un aggravio dei costi e il territorio vedrà aumentare le emissioni inquinanti».
Duferco non è la sola a trovarsi in questa condizione. Negli ultimi mesi gli uffici di Federacciai hanno ricevuto decine di segnalazioni, tutte riconducibili ai principali poli siderurgici italiani – sia con flussi all’interno dello stesso bacino provinciale, relativi alla catena a valle della fornitura, sia con flussi da e verso i porti – con un quantitativo di «carichi difficoltosi» di alcuni milioni di tonnellate. Verona, Udine, Brescia, Cremona, Padova, Vicenza, Parma e Reggio Emilia sono i territori più colpiti e le spedizioni su Marghera (sia in entrata che in uscita) e provenienti da Monfalcone sono le più critiche.
«Molti associati sono in grande difficoltà, anche perchè la gestione logistica non è semplice, e non tutti hanno piazzali in grado di accogliere un flusso di camion quasi triplicato – spiega il direttore generale di Federacciai, Flavio Bregant -. L’unico modo per uscire da questo impasse è fare in modo che gli enti locali facciano il loro mestiere: promuovano velocemente le verifiche tecniche sui ponti e ripristino l’accesso in caso di esito negativo. Se invece le verifiche evidenziano la necessità di manutenzione, procedano con lavori di rinforzo o sostituzione: ci sono tecniche valide che permettono interventi veloci». Nell’immediato, Federacciai chiede un intervento celere almeno su un numero limitato di ponti che «permetterebbero di rimettere in moto almeno le direttrici principali italiane». Inoltre, l’associazione chiede al Governo nazionale una deroga al codice della strada per potere fare viaggiare in autostrada i trasporti eccezionali tipici dell’industria siderurgica (quelli cioè superiori alle 108 tonnellate con autorizzazione ripetuta, che nulla hanno a che vedere con quelli fuori dimensione occasionali da oltre 200 tonnellate, che già passano in autostrada). «Spesso i ponti bloccati sono quelli che scavalcano le autostrade – spiega Bregant -, è il caso di alcuni manufatti sulla A1 che, essendo oggi inaccessibili per molte aziende, tagliano di fatto in due l’Italia. Potendo entrare in autostrada, si aggirerebbe l’ostacolo».
Matteo Meneghello
Fonte : Il Sole 24 Ore