SIDERURGIA

Acciaio, la crisi colpisce Nucor: «Maxi svalutazione dell’Italia»

Gozzi: i soci Usa non hanno comunicato di volere uscire dall’alleanza nella Penisola
Duferco conferma investimenti per 180 milioni nel nuovo laminatorio

MILANO

Tempi duri per le grandi corporation dell’acciaio. La crisi del settore sta costringendo molte multinazionali a rivedere i piani per salvaguardare i bilanci. In molti casi queste decisioni toccano l’Italia. È successo per ArcelorMittal, leader globale del settore, su Taranto. La stessa cosa sta accadendo per ThyssenKrupp con Terni, mentre la russa Evraz ha ceduto i suoi asset al gruppo Marcegaglia a inizio anno. Ora anche la multinazionale americana Nucor, che a San Zeno (Bs) controlla il 50% di una joint venture con Duferco, rivede il valore del suo investimento in Italia. Nel primo trimestre dell’anno l’azienda ha registrato un utile di 20,3 milioni di dollari (1,371 miliardi lungo tutto il 2019), considerando perdite su asset di 287,8 milioni, relative soprattutto a svalutazioni nell’investimento italiano per circa 250 milioni; il secondo trimestre dovrebbe evidenziare perdite ma Nucor, che conferma la sua politica di dividendo nonostante la crisi, si aspetta di tornare in utile nel secondo semestre. Per quanto riguarda San Zeno, «abbiamo rilevato la nostra partecipazione nel 2008 – ha spiegato agli analisti Leon, J Topalian, ceo e presidente di Nucor – , e fin da subito abbiamo dovuto affrontare una drammatica crisi». I soci, ha aggiunto, «hanno reagito, ma nonostante siano stati compiuti passi da gigante, il contesto è diventato solo più impegnativo». E in questa fase post Coronavirus, ha concluso, «ci è diventato chiaro che l’investimento valeva sostanzialmente meno del suo valore contabile nel nostro bilancio». Considerando un valore della partecipazione iscritta per 263 milioni, ai quali si sommano altre poste relative a finanziamenti, con la svalutazione si è ridotta a circa 55 milioni.

Nell’ambiente italiano c’è chi si spinge a interpretare questa scelta come un campanello d’allarme, un segnale di disimpegno da parte degli americani, proprio alla vigilia dell’avvio di un investimento significativo per la società, una spesa di circa 180 milioni per costruire un laminatoio di ultima generazione con 150 nuovi posti di lavoro. Il presidente del gruppo Antonio Gozzi conferma la svalutazione, ma nega eventuali disimpegni. «La partecipazione non è stata azzerata – spiega – ha ancora un valore positivo. Il valore era storicamente elevato, e Nucor ha scelto questo momento storico particolare per adeguare il valore ai bilanci». Per il resto, spiega Gozzi, gli americani «hanno confermato il loro sostegno e appoggio alla jv. È naturale – aggiunge – che in questa fase gli operatori stranieri scelgano di concentrarsi sugli affari di casa propria, ma nessuno ci ha comunicato che vuole uscire. Anzi, il socio ha recentemente manifestato apprezzamento per la nostra efficienza, con il sito che proprio in pieno Covid pochi giorni fa ha toccato il record di 36 colate in un giorno. C’è consapevolezza poi che il settore, quello delle travi per edilizia, può sfruttare il volano degli interventi infrastrutturali favoriti dal recovery plan europeo». Il presidente non nasconde però qualche preoccupazione, legata più al sostegno sui nuovi investimenti che alla tenuta della jv. Questo mese è prevista una riunione del board e se ne discuterà. «La corporation ha una politica di dividendo da seguire – prosegue Gozzi -, staremo a vedere. Noi,c on il gruppo Duferco che si avvia a chiudere una semestrale con un utile netto di 70 milioni, confermiamo il nostro impegno».

Matteo Meneghello
Fonte: Il Sole 24 Ore