Astori (Federmeccanica): «Non possiamo essere lasciati soli dalla politica»
Il 73% delle aziende del settore ha avviato programmi di formazione

ROMA
Ancora un calo per l’industria metalmeccanica: nel quarto trimestre dell’anno scorso si è registrato un -1% rispetto al trimestre precedente, per il rallentamento delle esportazioni e la flessione della domanda interna. Sono i dati che emergono dall’indagine congiunturale di Federmeccanica (la 149°) presentati ieri a Roma a livello nazionale e anche sul territorio.
Un peggioramento che è stato definito a cavallo tra la stagnazione e la recessione, come hanno detto ieri sia il vice predidente Fabio Astori, che il direttore generale Stefano Franchi. A preoccupare non solo sono i dati dell’ultimo trimestre 2018 (che seguono un -0,3 del trimestre precedente, con un dato tendenziale che si è assestato a +0,8% dopo un primo semestre dell’anno che evidenziava tassi di crescita attorno ai 4,5 punti) ma le prospettive per il 2019. «Ci sono ombre sui prossimi mesi, non possiamo essere lasciati soli, dobbiamo essere ascoltati, molto dipenderà dalla politica economica che sarà realizzata», ha detto Astori, aggiungendo che oltre all’apertura dei cantieri occorrerebbe il mantenimento delle agevolazioni di Industria 4.0, quelle sulla formazione digitale, il credito di imposta per la formazione.
La formazione è un tema determinante: è stato un danno aver ridotto le ore di alternanza scuola-lavoro, per il 61% delle imprese lo strumento così come è oggi non è più efficace per acquisire una competenza adeguata. «Chiediamo la reintroduzione per gli istituti tecnici e professionali delle 400 ore di alternanza scuola lavoro e delle risorse per le scuole», ha detto Astori, ricordando che a novembre è stata lanciata la petizione “Più Alternanza Più formazione” che ha superato le 22 mila firme.
Le aziende si stanno muovendo su questo fronte, come ha detto Franchi: nel 2017 il 73,3% delle imprese metalmeccaniche ha fatto formazione coinvolgendo il 53,6% dei dipendenti, come risulta dall’indagine della Federazione, «un risultato positivo, frutto del contratto firmato nel 2016. Vedremo i risultati del 2018, è stato un buon inizio», ha continuato il direttore generale.
A preoccupare è la congiuntura: gli attuali volumi, ha spiegato il vice direttore di Federmeccanica, Angelo Megaro, sono inferiori del 23,5% rispetto al periodo pre recessivo. E le prospettive a breve indicano una debolezza: prevale una eccedenza di scorte di materie prime e di prodotti finiti rispetti ai volumi di produzione attesi. Diminuiscono le consistenze del portafoglio ordini e peggiorano i giudizi che le imprese esprimono sugli ordini acquisiti.
Pesano il rallentamento della congiuntura internazionale, il calo della crescita cinese e soprattutto quello europeo, Germania in testa, dal momento che il 56% del nostro export è diretto all’Europa e il 13,8 alla Germania. Crescono gli Stati Uniti, mentre c’è un forte calo verso la Russia. Complessivamente l’export si è ridotto a livello tendenziale dal +6,5 del quarto trimestre 2017 a +0,8% dell’ultimo trimestre 2018.
Dato positivo l’occupazione, anche nelle prospettive a sei mesi, a fronte di una stagnazione dei volumi attesi per i primi tre mesi 2019. «Ma non possiamo permetterci di perdere nemmeno uno zero virgola – ha detto Franchi – è pericoloso anche per le possibile ricadute sull’occupazione. Molto dipende da ciò che avverrà all’estero ma anche dalla politica economica interna».

Nicoletta Picchio

Fonte: Il Sole 24 O re