Piombino ricomincia dall’export di rotaie
Jsw steel Italy (ex Lucchini) dopo sedici anni riprende le esportazioni
Prime commesse dal Portogallo e adesso si guarda alla Spagna
L’ultimo bando di Rfi era stato un mezzo passo falso. Qui a Piombino, unico polo italiano per la produzione di rotaie per ferrovia, ci si aspettava una grossa fetta di un tender da 450mila tonnellate, invece ne sono entrate solo 184mila e il resto è andato in parti uguali ai concorrenti stranieri: Voestalpine, ArcelorMittal, British steel. Gli indiani di Jindal south west steel, che hanno rilevato dagli algerini di Cevital l’attività della ex Lucchini per rilanciarla, ora provano a guardare anche oltreconfine e, anche grazie ai nuovi lavori completati nel porto toscano, ritornano sulle strade dell’export, che queste produzioni non battevano da almeno sedici anni.
Il primo assaggio si è visto nei giorni scorsi. Mai vista da queste parti una nave delle dimensioni della combi dock 1, lunga più di 160 metri, che ha attraccato al porto venerdì sera per caricare e portare in Portogallo rotaie lunghe 108 metri prodotte dalla ex Lucchini. È dal 2003, confermano dalla direzione, che lo stabilimento di Piombino non esportava rotaie. Ora riparte mettendo una bandierina sul mercato portoghese, e poi in quello spagnolo, «finora appannaggio esclusivo dei competitor» spiegano dall’azienda.
Il carico di rotaie è arrivato nel fine settimana in banchina grazie alla rete interna di Jsw Steel Italy Piombino ed è stato movimentato con le tre gru della nave. Un lavoro di equilibrio con dei carichi di dimensione importante, suddiviso in tre tranches differenziate, per poter gestire al meglio il quantitativo di rotaie in partenza.
«Mettiamo piede in un interessante mercato fino ad oggi controllato esclusivamente dai nostri competitor – spiega Virendar Bubbar, presidente di Jsw steel Italy -. Questo significa che a Piombino, grazie alla strategia di ripresa e grazie a una massa critica di lavoratori di grande esperienza, confermiamo di realizzare acciai di ottima qualità che ci rendono competitivi sul mercato internazionale. Stiamo ridando valore all’identità dell’acciaieria di Piombino che è l’unica in Italia a produrre rotaie, valorizzando così una storia tutta italiana».
In una fase successiva un altro carico di rotaie in acciaio realizzato da Jsw steel Italy Piombino sarà inviato in Spagna, a Barcellona: 2mila tonnellate destinate al prolungamento di 37 chilometri di tratta della metropolitana cittadina.
Nei giorni scorsi, intanto, si è concluso l’iter per la richiesta di rinnovo per ulteriori dodici mesi della cassa integrazione in deroga per le aree di crisi industriale complessa che coinvolge 1.661 dipendenti della Jsw steel Italy e i 151 della Piombino Logistics. Per le organizzazioni sindacali è «un passaggio importante il cui primo scopo è mettere in sicurezza il
salario dei lavoratori». Restano però alcuni interrogativi sul piano industriale che, in estrema sintesi, prevedeva in prima battuta il riavvio dei treni per barre, vergella e rotaie e in un secondo step, previo uno studio di fattibilità, la realizzazione di almeno un forno elettrico per fare ripartire l’area a caldo. L’azienda ha confermato gli investimenti sui treni di laminazione, nonostante le difficoltà (per la vergella e soprattutto per le barre), a riproporsi sul mercato dopo i fermi produttivi della gestione precedente a Jsw. Nelle prossime settimane dovrebbe anche essere avviato il nuovo investimento per un impianto di tempra delle rotaie. I programmi sull’area a caldo devono invece scontrarsi oggi con una situazione di mercato piatta (che però non si esclude possa evolversi nel futuro di medio-lungo periodo). «È stata sollecitata una convocazione al Mise – spiegano i sindacati -, consapevoli del ritardo generato dal cambio della squadra di Governo, per verificare le reali intenzioni aziendali in prossimità della scadenza dei 18 mesi richiesti per una valutazione preventiva agli investimenti e per ottenere le risposte riguardanti il costo dell’energia che dovrà essere coerente con gli impegni assunti nell’accordo di programma».
Matteo Meneghello
Fonte: Il Sole 24 Ore