Apologies, but no results were found for the requested archive. Perhaps searching will help find a related post.

Ilva: no del Governo a Regione e Comune

Siderurgia. Respinta la proposta in 21 punti

ROMA

Si fa sempre più complicato il dossier Ilva. Ieri è arrivato il no secco dei ministri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente alla proposta di accordo di programma in 21 punti di Regione Puglia e Comune di Taranto. Il governo – anche con i ministeri della Salute e della Coesione territoriale – contropropone di tornare al protocollo d’intesa presentato lo scorso 3 gennaio, con alcune integrazioni.

L’esecutivo in particolare rilancia proponendo la costituzione di un tavolo tecnico coordinato dall’Istituto superiore di sanità e l’adozione di un Piano di attività di sorveglianza epidemiologica e di monitoraggio ambientale. Il Protocollo, così integrato, sarebbe adottabile anche nella forma dell’accordo di programma (escludendo però dalla firma Am Investco). Non c’è intenzione di accettare le richieste di Regione e Comune. Fare diversamente, è il parere del governo, comporterebbe azzerare tutto, annullare gli esiti della gara e un probabile contenzioso legale con l’acquirente. Poi si passa ai punti specifici. Accettare quello sulla decarbonizzazione – scrivono i due ministeri nella risposta ufficiale – comporterebbe rinnovare i procedimenti di valutazione che hanno condotto all’approvazione del Dpcm ambientale e all’adozione di una nuova norma di legge. I ministeri contestano anche l’economicità della tecnologia DRI, troppo legata al prezzo del gas. Bocciata anche la richiesta di ulteriori prescrizioni rispetto a quelle contenute nel Dpcm del 29 settembre, perché presupporrebbero l’adozione di un nuovo Dpcm ambientale. Infine, il tema della valutazione del danno sanitario. I ministeri ribadiscono che la normativa regionale non è applicabile al caso di Ilva e sottolineano «che – nel caso in cui le verifiche di Arpa e Asl dovessero in futuro fornire riscontri negativi – la Regione, in base alle norme vigenti, ha titolo per presentare la richiesta di riesame dell’Aia».

Nella loro risposta, i due ministeri confermano che il 1° febbraio saranno avviati i lavori per la copertura dei parchi minerali. È da evidenziare – aggiunge il governo – «che con l’attuazione delle tempistiche e delle prescrizioni previste nel Dpcm del 29 settembre e nel protocollo d’intesa, i principali interventi ambientali per Taranto saranno completati entro il 2020». Gli ulteriori interventi, previsti entro il 2023, fanno notare i ministeri, riguarderanno impianti fermi.

Fonte: Il Sole 24 Ore

Leggi tutto

Piombino rialza la testa, tocca a Jindal

Il sindaco Giuliani: «Dare un segnale sull’ambiente, spero che gli impianti possano ripartire presto»

MILANO
Le lancette di Piombino ritornano indietro all’estate del 2014,quando Jindal south west era pronta a rilevare gli asset della ex Lucchini dall’amministrazione straordinaria, ma fu sorpassata all’ultimo miglio da un player algerino, Cevital, fino a quel momento sconosciuto sui mercati. In quasi tre anni di gestione (Cevital concluse l’operazione nell’estate del 2015) gli algerini non sono stati in grado di rilanciare l’area a caldo di Piombino. Anzi, hanno praticamente arrestato l’attività di laminazione, compromettendo il mercato dell’azienda, fino a spingere il Governo e la procedura (che ha ancora compiti di sorveglianza) a chiederela rescissione per inadempienza.

La prima udienza di quello che si annnunciava come un lungo braccio di ferro era stata fissata per il 18 luglio. Ma con la firma di giovedì notte che sancisce il passaggio di proprietà degli asset della ex Lucchini da Cevital a Jsw, Piombino tira una riga sull’esperienza algerina. Ora tocca a Jindal, pronta a partire da subito: in fabbrica ieri già rimbalzava la notizia di una visita degli ingegneri indiani per definire le tempistiche di riavvio dei tre laminatoi.
Il closing ufficiale dell’operazione è però atteso fra una trentina di giorni. Lo si apprende direttamente dall’azienda indiana che, commentando l’operazione, la definisce «un’opportunità unica per mettere piede in Italia, accedendo al mercato europeo dei prodotti lunghi in acciaio speciale». L’acquisizione, nel giudizio dei vertici, «potrà costituire un punto d’appoggio per opportunità future sui mercati europei». L’analisi di Jsw evidenzia come «i laminatoi situati nelle vicinanze del porto» consentano «una integrazione logistica con gli impianti in India», situati a monte della filiera, chiamati a fornire billette e blumi che contribuiranno al riavvio della produzione di Aferpi. Confermati, inoltre, i progetti sul caldo.

«Il piano a lungo termine di Jsw steel – spiega l’azienda – è installare un forno elettrico alimentato a rottame e preridotto, competitivo sul versante dei costi e a basso impatto ambientale»per rendere il sito completamente integrato, anche se il perfezionamento dell’investimento dipenderà da studi di fattibilità tecnica e finanziaria.

La linea di Jindal è quella trapelata in questi mesi: riavviare immediatamente i laminatoi e provare a investire sull’area a caldo, con l’obiettivo di espandere, in futuro, la produzione anche nei piani. Confermate anche le indiscrezioni sul prezzo d’acquisizione: Jsw (l’operazione è stata condotta da Jindal steel Italy) ha pagato 55 milioni di euro per il 100% di Aferpi e di Piombino Logistics, rilevando anche il 69,27% di Gsi (produce sfere per il settore minerario); alla cifra bisogna aggiungere altro denaro legato alla valorizzazione del circolante, per un totale che dovrebbe arrivare a circa 90 milioni. Nei prossimi 30 giorni Jsw, che avrebbeottenuto una concessione demaniale di 50 anni sulle aree portuali, dovrà presentare il piano industriale e ottenere un’approvazione formale dai rappresentanti dei lavoratori e dalle istituzioni: l’accordo di programma e quello sindacale (Aferpi ha in carico circa 2mila persone) sono condizioni sospensive.

«C’è da trovare un accordo che metta insieme le necessità dell’azienda e del territorio» conferma il sindaco di Piombino, Massimo Giuliani, che si definisce «ottimista ma cauto. In città – spiega – c’è entusiasmo, ma si leva anche qualche voce critica, pronta a sottolineare che una firma non è sufficiente. È vero – prosegue -, alla firma c’erano arrivati anche gli algerini. Tra le due realtà, però, c’è una differenza sostanziale, in termini di vocazione siderurgica e di know how». Giuliani ricorda i contatti con gli indiani negli ultimi mesi: «sono venuti qua in municipio diverse volte, hanno chiesto informazioni sulla programmazione urbanistica. Abbiamo chiesto di accelerare le demolizioni, è fondamentale per dare un segnale sul tema ambientale e per liberare le aree in vista di nuovi insediamenti, dando subito opportunità di lavoro. Mi auguro poi che gli impianti possano ripartire già per fine estate. Al momento, però, non abbiamo vinto nulla – conclude – , ci si è solo aperto un orizzonte, fino a ieri chiuso». Cauto anche il presidente della Toscana, Enrico Rossi. «Mi chiedono se sono contento – ha scritto ieri su Facebook -. Certo, abbiamo lavorato davvero molto con Carlo Calenda. Ma io sarò veramente contento solo il giorno in cui a Piombino si tornerà a colare acciaio, come ho promesso ai lavoratori il primo maggio di diversi anni fa».

Gli fa eco Lorenzo Fusco, segretario provinciale della Uilm. «In fabbrica – spiega – c’è grande ottimismo, ma non ci stanchiamo di ripetere che occorre prudenza. Attendiamo una convocazione, aspettiamo di vedere il piano e di capire gli investimenti. Dicono che gli uomini di Jindal verranno qui a giorni: cercheremo di capire da loro le tempistiche per il riavvio delle lavorazioni». Il primo obiettivo, per il sindacato, sarà «investire sui due treni di laminazione, quello per le barre e quello per la vergella, fermi da due anni». Per Fusco è fondamentale contare su un solido piano di ammortizzatori . «Abbiamo sentito parlare di tempi lunghi – spiega -, non possiamo permettere che le professionalità che abbiamo tra la forza lavoro restino troppo tempo fuori gioco. Già oggi c’è chi non mette piede in fabbrica da 4 anni, serve un’attenta rotazione». Per quanto riguarda il mercato, infine «va riacquisito il bando di gara delle Rfi».

Matteo Meneghello
Fonte: Il Sole 24Ore

Leggi tutto

In questo sito sono utilizzati cookies tecnici necessari per migliorare la navigazione e cookies di analisi per elaborare statistiche.

Puoi avere maggiori dettagli visitando la Cookie Policy e bloccare l'uso di tutti o solo di alcuni cookies, selezionando Impostazioni Cookies.
Selezionando Accetto esprimi il consenso all'uso dei suddetti cookies.

Privacy Settings saved!
Impostazioni

In questo sito sono utilizzati cookies tecnici necessari per migliorare la navigazione e cookies di analisi per elaborare statistiche. Puoi avere maggiori dettagli visitando la Cookie Policy e bloccare l'uso di tutti o solo di alcuni cookies, selezionando Impostazioni Cookies. Selezionando Accetto esprimi il consenso all'uso dei suddetti cookies.

Questi cookie sono necessari per il funzionamento del sito Web e non possono essere disattivati nei nostri sistemi.

In order to use this website we use the following technically required cookies
  • wordpress_test_cookie
  • wordpress_logged_in_
  • wordpress_sec

Rifiuta tutti i Servizi
Accetta tutti i Servizi