Taranto, pressing del Mise sul decreto per ArcelorMittal

Ieri verifica tecnica con il gruppo indiano e i commissari
Partono i licenziamenti nelle imprese dell’indotto interessate dai tagli

Il Mise spinge per portare a casa il decreto Imprese che per ArcelorMittal introduce l’immunità penale a scadenza, con riferimento al piano ambientale del siderurgico di Taranto, e cancella la data del 6 settembre. Stando al decreto Crescita attualmente in vigore, l’immunità termina infatti tra pochi giorni e questo rischia di provocare l’allontanamento della multinazionale da Taranto. Serve quindi correggere la rotta. Obiettivo del Mise – anche in una congiuntura politica delicata – è che il decreto Imprese, depurato dalle aggiunte fatte su altre misure rispetto al testo varato “salvo intese” dal Cdm, vada a breve al Quirinale per la firma di Mattarella ed essere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Decreto e salvaguardia dell’altoforno 2, che il 10 ottobre rischia di spegnersi per il sequestro della Procura, sono anche le priorità attorno alle quali ieri si sono ritrovati al Mise Arcelor Mittal e commissari di Ilva in amministrazione straordinaria.

È stato un confronto tecnico post ferie, nessuna decisione è stata presa sulle questioni aperte, ma le parti si sono date una reciproca consegna: rimettiamoci a lavorare. Il che lascia presumere che c’è lo sforzo di voler riprendere una sintonia ed una linea comune. Intanto, crescono le tensioni nell’indotto-appalto dove alcune aziende stanno lasciando, a scadenza di contratto, il lavoro in ArcelorMittal perché reputano insostenibile il taglio del 40% del costo proposto dalla committente (dato indicato dai sindacati e confermato da Confindustria Taranto). In vista dell’uscita a fine settembre, il gruppo Castiglia ha avviato la procedura di licenziamento per 201 dei 264 dipendenti attualmente impiegati tra pulizie industriali, civili, trasporti e servizi, inquadrati col contratto multiservizi e con quello metalmeccanico-industriale. Inoltre tra settembre e ottobre scadono altri 100 contratti a tempo determinato. A Castiglia, di Massafra (Taranto), dall’1 ottobre subentrano nuove aziende: Alliance Green Service, che fa capo ad ArcelorMittal e si occupa di alcune attività sinora date all’esterno, Ecologica spa (Taranto), Evoluzione Ecologica snc di San Marzano di San Giuseppe (Taranto), Mad srl di Taranto e Sea srl di Trepuzzi (Lecce). Da fonti sindacali si apprende che i licenziamenti riguardano 201 dei 264 perché i 201 sono inquadrati col contratto metalmeccanico mentre 63 con quello multiservizi. E se per questi ultimi c’è la copertura costituita dalla clausola sociale, una garanzia con la quale il lavoratore non perde il posto perché travasato dall’impresa uscente alla subentrante salvando la retribuzione, analogo meccanismo non esiste per chi ha il contratto metalmeccanico. Che viene anzitutto licenziato e se viene riassunto, riparte da zero. L’avvio della procedura di licenziamento ha registrato il mancato accordo tra sindacati e Castiglia. La Fim Cisl afferma che «clausola sociale a parte, chiederà che anche gli addetti con contratto metalmeccanico licenziati per cessata attività, siano presi dalle nuove aziende che entreranno nel siderurgico». Oltre a Castiglia, altre aziende di Taranto sono fuori. Protesta anche la Uilm che ad ArcelorMittal evidenzia quanto «sia imprescindibile garantire la salvaguardia della professionalità di esecuzione delle attività per via dell’elevato grado di complessità esistente in quest’ambito». No, dice la Uilm, ad ogni possibile logica di «svendita di questo settore al migliore offerente con risparmi sulla sicurezza e sul costo dei materiali e del lavoro».

Domenico Palmiotti

Fonte: Il Sole 24 Ore