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Arcelor sbarra le porte agli ispettori dell’ex Ilva

INDUSTRIA

Arcelor sbarra le porte agli ispettori dell’ex Ilva

Sito di Versalis a Brindisi verso la riapertura dell’impianto di cracking
Il gestore del sito respinge i commissari di Ilva in As: siamo chiusi per il ponte

Nuova tensione attorno ad ArcelorMittal mentre arriva una schiarita per Versalis. Tra Taranto e Brindisi, ecco lo stato di due vicende dove i problemi del lavoro si sommano a quelli dell’impatto ambientale. Nel siderurgico ArcelorMittal ieri non c’è stata la prevista ispezione dei commissari di Ilva in amministrazione straordinaria. Il gestore in fitto ha detto che non poteva esserci alcuna ispezione essendo il personale assente in quanto era stato concesso il ponte per la festa del 2 giugno. E su questo è sorto un caso. Ilva in amministrazione straordinaria ha evidenziato di aver scritto già il 23 maggio ad ArcelorMittal annunciandogli l’ispezione e la multinazionale ha replicato dicendo di aver più volte informato i commissari (la prima volta il 27 maggio) che l’1 giugno era una data out. ArcelorMittal ha comunque manifestato «disponibilità a concordare una data successiva per svolgere le ispezioni». I sindacati parlano di «brutto segnale» a pochi giorni dal nuovo confronto con il Governo in calendario il 5 giugno. Un “brutto segnale”, dicono i segretari Fim Cisl e Uilm, che si aggiunge alle manutenzioni che non si fanno, alla cassa integrazione aumentata, alla mancata rotazione del personale in cassa, all’indisponibilità dell’azienda ad integrare economicamente l’indennità di cig ai lavoratori. Le sigle metalmeccaniche evidenziano che i commissari Ilva non solo rappresentano la proprietà, ma sono espressione del Governo e che i commissari hanno deciso di ispezionare la fabbrica su richiesta del prefetto di Taranto, al quale si sono rivolti gli stessi sindacati. Ilva in as, intanto, ha già informato dell’accaduto il Mise, il prefetto e la Procura di Taranto che, destinataria di una lettera del prefetto, aveva attivato il custode giudiziario dell’area a caldo per una verifica in fabbrica. Fonti vicine a Ilva in as spiegano che ieri sarebbe bastato che ArcelorMittal avesse almeno accettato di concordare il piano organizzativo dell’ispezione, che poi sarebbe cominciata dopo la festa del 2 giugno. Invece, si sostiene, nemmeno questo piccolo segnale di disponibilità c’è stato. Già il 25 maggio, nella call conference con i sindacati, era venuto alla luce un episodio analogo col ministro Stefano Patuanelli (Mise) che aveva lamentato il mancato accesso di Ilva per una ispezione ordinaria nella stessa giornata e l’ad di ArcelorMittal Italia, Lucia Morselli, che aveva replicato di non aver bloccato nulla ma solo di aver chiesto che l’ispezione si svolgesse dopo la call, nella stessa giornata. Fonti vicine ad ArcelorMittal hanno manifestato stupore per il fatto che i commissari si siano comunque presentati in fabbrica pur avendo ricevuto le lettere che dichiaravano che l’ispezione non poteva svolgersi. Per Versalis a Brindisi, ieri c’è stato il tavolo istituzionale indetto dal prefetto, presenti il sottosegretario Mise, Alessandra Todde, e il ministero dell’Ambiente. E ieri sera è stata ritirata l’ordinanza con cui il sindaco Riccardo Rossi, più di una settimana fa, ha fermato l’impianto di cracking, adducendo motivi ambientali (picchi di benzene), e la convocazione di un tavolo tecnico che potrebbe tenersi già il 3 giugno. Ieri sera, infatti, un nuovo confronto istituzionale tra Versalis, sindaco e Regione Puglia ha dato esito positivo. «Impegni importanti possono portare alla rimozione dell’ordinanza di sospensione» ha annunciato il sindaco già nel pomeriggio, mentre Versalis ha detto che su Brindisi – che reputa sito importante – non ha mai smesso di investire e che tra torcia a terra, aggiornamenti impiantistici e manutenzioni, sono stati impegnati circa 100 milioni. Per l’azienda, se c’è un problema emissivo, non è riconducibile a Versalis. I sindacati chimici Cgil, Cisl, Uil, Ugl e Cisal annunciano che il ministero dell’Ambiente ha detto che per Versalis «non c’è un problema ambientale, al massimo igienico-sanitario», che la competenza dei controlli è di Ispra e non di Arpa Puglia, e che lo “strumento corretto” che il sindaco deve usare, è la richiesta di revisione Aia, come già avvenuto nel 2018.

Domenico Palmiotti

Fonte: Il Sole 24 Ore

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Piombino ricomincia dall’export di rotaie

Piombino ricomincia dall’export di rotaie

Jsw steel Italy (ex Lucchini) dopo sedici anni riprende le esportazioni
Prime commesse dal Portogallo e adesso si guarda alla Spagna

L’ultimo bando di Rfi era stato un mezzo passo falso. Qui a Piombino, unico polo italiano per la produzione di rotaie per ferrovia, ci si aspettava una grossa fetta di un tender da 450mila tonnellate, invece ne sono entrate solo 184mila e il resto è andato in parti uguali ai concorrenti stranieri: Voestalpine, ArcelorMittal, British steel. Gli indiani di Jindal south west steel, che hanno rilevato dagli algerini di Cevital l’attività della ex Lucchini per rilanciarla, ora provano a guardare anche oltreconfine e, anche grazie ai nuovi lavori completati nel porto toscano, ritornano sulle strade dell’export, che queste produzioni non battevano da almeno sedici anni.

Il primo assaggio si è visto nei giorni scorsi. Mai vista da queste parti una nave delle dimensioni della combi dock 1, lunga più di 160 metri, che ha attraccato al porto venerdì sera per caricare e portare in Portogallo rotaie lunghe 108 metri prodotte dalla ex Lucchini. È dal 2003, confermano dalla direzione, che lo stabilimento di Piombino non esportava rotaie. Ora riparte mettendo una bandierina sul mercato portoghese, e poi in quello spagnolo, «finora appannaggio esclusivo dei competitor» spiegano dall’azienda.

Il carico di rotaie è arrivato nel fine settimana in banchina grazie alla rete interna di Jsw Steel Italy Piombino ed è stato movimentato con le tre gru della nave. Un lavoro di equilibrio con dei carichi di dimensione importante, suddiviso in tre tranches differenziate, per poter gestire al meglio il quantitativo di rotaie in partenza.

«Mettiamo piede in un interessante mercato fino ad oggi controllato esclusivamente dai nostri competitor – spiega Virendar Bubbar, presidente di Jsw steel Italy -. Questo significa che a Piombino, grazie alla strategia di ripresa e grazie a una massa critica di lavoratori di grande esperienza, confermiamo di realizzare acciai di ottima qualità che ci rendono competitivi sul mercato internazionale. Stiamo ridando valore all’identità dell’acciaieria di Piombino che è l’unica in Italia a produrre rotaie, valorizzando così una storia tutta italiana».

In una fase successiva un altro carico di rotaie in acciaio realizzato da Jsw steel Italy Piombino sarà inviato in Spagna, a Barcellona: 2mila tonnellate destinate al prolungamento di 37 chilometri di tratta della metropolitana cittadina.

Nei giorni scorsi, intanto, si è concluso l’iter per la richiesta di rinnovo per ulteriori dodici mesi della cassa integrazione in deroga per le aree di crisi industriale complessa che coinvolge 1.661 dipendenti della Jsw steel Italy e i 151 della Piombino Logistics. Per le organizzazioni sindacali è «un passaggio importante il cui primo scopo è mettere in sicurezza il
salario dei lavoratori». Restano però alcuni interrogativi sul piano industriale che, in estrema sintesi, prevedeva in prima battuta il riavvio dei treni per barre, vergella e rotaie e in un secondo step, previo uno studio di fattibilità, la realizzazione di almeno un forno elettrico per fare ripartire l’area a caldo. L’azienda ha confermato gli investimenti sui treni di laminazione, nonostante le difficoltà (per la vergella e soprattutto per le barre), a riproporsi sul mercato dopo i fermi produttivi della gestione precedente a Jsw. Nelle prossime settimane dovrebbe anche essere avviato il nuovo investimento per un impianto di tempra delle rotaie. I programmi sull’area a caldo devono invece scontrarsi oggi con una situazione di mercato piatta (che però non si esclude possa evolversi nel futuro di medio-lungo periodo). «È stata sollecitata una convocazione al Mise – spiegano i sindacati -, consapevoli del ritardo generato dal cambio della squadra di Governo, per verificare le reali intenzioni aziendali in prossimità della scadenza dei 18 mesi richiesti per una valutazione preventiva agli investimenti e per ottenere le risposte riguardanti il costo dell’energia che dovrà essere coerente con gli impegni assunti nell’accordo di programma».

Matteo Meneghello

Fonte: Il Sole 24 Ore

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